Il Distretto

L’industria del giocattolo a Canneto sull’Oglio e nei comuni limitrofi ha avuto una grande importanza per lo sviluppo economico e sociale della zona. Dal momento che le maggiori aziende del settore – la Giulio Lorenzini di Canneto sull’Oglio e la Motta & Sarzi di Acquanegra sul Chiese – hanno iniziato la loro attività producendo per conto della ditta Furga Luigi le parti in legno dei corpi delle bambole, possiamo sostenere che la successiva produzione di giocattoli nacque dall’impulso e dall’esempio di quella prima, grande industria. La strada dell’industrializzazione era già tracciata: lo spirito d’iniziativa, l’imprenditorialità, un certo gusto artistico degli artigiani locali fecero il resto.1010-2
A proposito dell’industria cannetese, Aldo De Maddalena, nel suo Centocinquant’anni di vita economica mantovana (1815-1965), scrive: “Merita di essere rammentata, innanzitutto, l’affermazione dell’industria del giocattolo, (ndr siamo nel 1918), le cui prime incerte esperienze, come si ricorderà, si erano avute negli ultimi decenni del secolo scorso. In gran parte localizzata a Canneto sull’Oglio, ove qualche laboratorio raggiunge dimensioni considerevoli fino ad ospitare alcune centinaia di addetti, l’industria del giocattolo, talvolta esercitata in stretta connessione con la filatura serica (ndr Ferdinando Superti, marito di Lina Furga Gornini, era proprietario della maggiore filanda del paese), riesce a coquistare una posizione di prestigio sui mercati nazionali, sostenendo bravamente la concorrenza della produzione germanica che, fino al 1915, appare tuttavia nettamente soverchiante, anche in termini qualitativi. Se da un lato l’apertura delle ostilità vale a eliminare dal mercato l’antagonista più agguerrito, dall’altro genera gravi difficoltà per il rifornimento delle materie prime, per l’aumento dei costi di lavorazione e per la contrazione della domanda. Occorre attendere il ritorno a condizioni di pace, per assistere alla ripresa di un settore manifatturiero, cui è riservato un destino, nel complesso, tutt’altro che avverso”.
Una Statistica delle principali industrie mantovane attesta poi la presenza, nel 1919 e nel 1920, di 3 “opifici”, con 400 addetti complessivi che, tra il 1921 ed il 1926, salgono a 4 con 450 dipendenti. Il Consiglio Provinciale dell’economia corporativa di Mantova, nel suo La vita economica della provincia di Mantova, relazione del 1927-1928, scrive: “A Canneto sull’Oglio l’industria principale e che ha rilevante importanza è la fabbricazione dei giocattoli: bambole, pianoforti, servizietti di porcellana, etc. Tra le altre vi è la prima industria di giocattoli sorta in Italia circa 50 anni fa, che continua nella sua fase di sviluppo”. E lo sviluppo doveva essere considerevole rispetto alla media provinciale se, a Canneto, la percentuale di addetti alle industrie, in rapporto alla popolazione resi¬dente, risulta massima (dal 20 al 25%), contro il 15-20% del comune di Mantova.
Monsignor Tessaroli, nelle sue Memorie pubblicate nel 1934 parla della Furga, “che dà lavoro e pane a 800 operaie”, della A.G.A., “che occupa una maestranza di 110 operaie per la produzione di bambole, pianoforti, mobilio lillipuzziano,“ ecc. ed ha largo smercio” e della Giulio Lorenzini, ”con 55 addetti ed è specializzata nella produzione di giocattoli in legno”.
Nel dicembre 1946 la Rivista del giocattolo cita: “Tra le più antiche case troviamo la Furga, nata in ben modeste proporzioni, in quel di Canneto sull’Oglio e che oggi, mercé la fattiva ed intelligente opera del suo titolare, presenta un campionario vastissimo e rinnovato, e dà lavoro ad oltre 700 operai; ad essa si aggiungono, sempre a Canneto, la A.G.A., che produce articoli similari e la Lorenzini per i fuciletti, pallottolieri, pianoforti, ecc. Queste case danno da lavorare ad un gruppo di paesi intorno a Canneto e sono le più importanti industrie locali”.
G. Pauletti, nella ricerca Le attività industriali della provincia di Mantova, publicata nel 1948, scrive: “Oltre alla Furga, in cui trovano lavoro più di 400 dipendenti, in prevalenza donne, non vanno dimenticate l’A.G.A., pure di Canneto sull’Oglio ed altre ditte specializzate nella produzione di giocattoli in legno e vari, le quali concorrono tutte a costituire un complesso di notevole importanza, dando alla nostra provincia un ruolo di primissimo piano nel quadro dell’industria nazionale del giocattolo”.
Nel 1951 la Camera di Commercio stila un “elenco dei principali stabilimenti industriali sorti nel dopoguerra” e, tra molte altre aziende mantovane, troviamo citate le cannetesi: “Industria Giocattoli ed affini I.N.G.A. – giocattoli – Canneto sull’Oglio – occupazione media: 20 dipendenti. Fabbrica Italiana bambole e affini F.I.B.A. – giocattoli – Canneto sull’Oglio – occupazione media: 12 dipendenti”.
Nel 1956 l’opuscolo Aspetti e volti di Canneto sull’Oglio attesta la presenza a Canneto di nove aziende: “Soc. Luigi Furga & C. – fabbrica bambole e giocattoli in genere; Lorenzini Giulio – fabbrica giocattoli in legno; G.A.DEA. – fabbrica giocattoli e bambole; I.N.G.A. – fabbrica giocattoli in legno; Soc. S.I.G. – fabbrica giocattoli in legno; Soc. F.I.B.A. – fabbrica giocattoli e bambole; Zambelli Francesco e C. – fabbrica giocattoli e bambole; Lombardi F.lli – fabbrica bambole e giocattoli; Soc. L’Artigiana – fabbrica giocattoli in legno”.
E ancora il De Maddalena, per il periodo relativo alla fine degli anni ’50, osseva: “… ha acquistato eccezionale importanza l’industria del giocattolo, come sempre localizzata nei comuni di Canneto e di Acquanegra. Alle antiche e sepre meglio attrezzate aziende, felicemente impostesi sul mercato nazionale da molti decenni, negli ultimi tempi si sono affiancati numerosi altri laboratori (una trentina), che danno un altissimo contributo alla confortante affermazione del giocattolo italiano sul mercato estero: le esportazioni in poco tempo sono raddoppiate”.
Nel Compendio Statistico della provincia di Mantova per gli anni 1951-1961 si rileva infatti che le esportazioni di giocattoli passano dai 74 milioni di lire del 1951 ai 118 del 1960, con una punta massima di 135 milioni nel 1954.
Nei primi anni ’70 del secolo scorso – un periodo in cui la riduzione dei rifornimenti di petrolio e gli alti costi dello stesso creano non poche difficoltà all’economia nazionale – anche l’industria locale conosce un forte periodo di crisi, con preoccupanti cali di produzione ed il ricorso massiccio alla cassa integrazione guadagni. La ripresa delle industrie locali – anche se non raggiungerà più le massime punte produttive degli anni ’50 e ’60 – segna gli anni a cavallo dei decenni ’70 e ’80, ma il ricorso alla cassa integrazione è costante per tutte le aziende e la parola “diversificazione” diventa di stretta attualità: chi non riesce ad adeguarsi a questo nuovo corso è costretto a chiudere i battenti, con gravi ripercussioni sulla vita economica e sociale del paese. L’alto costo della manodopera e delle materie prime, la progressiva perdita nella qualità dei prodotti (si cerca di economizzare semplificando ed impoverendo le produzioni, facendo sempre meno attenzione a quei particolari – acconciatura, abito, trucco – che avevano sempre costituito, per la bambola cannetese, l’elemento caratterizzante), la concorrenza dei prodotti asiatici segnano il declino delle industrie locali. La geografia della produzione di bambole è continuamente ridisegnata dalla mano del benessere, che innalza il reddito pro-capite ed il costo del lavoro e spinge la produzione là dove la manodopera è più a buon mercato. Così, il settore si è spostato dalla Germania (dove questa industria è nata), alla Francia e poi all’Italia, ed ora, dopo essere sceso verso il sud dell’Europa, si sta spostando verso il sud e l’est del mondo. Nonostante le molte innovazioni, la manodopera incide sui costi di produzione ancora per il 50%. Dal dopoguerra a oggi il metodo di fabbricazione di teste, corpi, e braccia ha subito radicali innovazioni, ma tutte le altre fasi della lavorazione non sono cambiate: la pettinatura (un’acconciatura importante richiede anche 15 minuti), la preparazione degli abiti, la vestizione e la confezione sono operazioni dove la macchina non può sostituire le mani di un’operaia specializzata.

industria

Foto aerea della Zona industriale di Canneto: sono visibili i ca¬pannoni delle ditte F.I.B.A. e Furga.

Negli anni ’80, le aziende cannetesi acquistano, magari associandosi tra loro, i diritti di produzione di bambole o pupazzi ispirati ai cartoni animati televisivi, o firmano i loro giocattoli con il marchio, ad esempio, della Walt Disney, dei Puffi o di altri personaggi. Ma la concorrenza delle grandi multinazionali chiude anche questa strada: tutti i marchi vengono ormai acquistati a prezzi tali da essere proibitivi per le piccole imprese. Si cerca quindi di salvare la tradizionale produzione affidandosi a prodotti di nicchia come le bambole da collezione, prodotti a più alta qualità dove il prezzo consente ancora di remunerare lavoro e capitale. Ma anche questa strada si rivela, alla fine, senza sbocco e, sul finire degli anni ’90, Canneto ha assistito alla progressiva chiusura delle poche aziende che avevano saputo resistere alla crisi degli anni ’80 del ‘900.
Di seguito sono raccolte le notizie più importanti sulle aziende (ordinate crono-logicamente) che hanno operato nel distretto industriale di Canneto sull’Oglio, inclusa quindi la vicina Acquanegra sul Chiese e con esclusione della Furga, alla quale si è dedicato uno specifico capitolo:

 

 

FRIGERI ACHILLE, 1892

MOTTA & SARZI, 1907

GIACINTO ZANONI & CO., 1919

GIULIO LORENZINI, 1920

ZANINI ULISSE FU ODOARDO, ANNI ’20

A.G.A., 1927

S.I.G., 1946-1947 E NUOVA S.I.G., 1964

ZANINI & ZAMBELLI, 1943

I.N.G.A., 1949 circa

F.I.B.A., fine anni ’40

PASQUALINI GIULIO E ANTONIO, inizio anni ’50

G.A.DEA., 1952

L’ARTIGIANA, 1952

BIASETTI DAVIDE E FIGLIO ITALO, 1954

CARPANEDA, 1955

FAIPLAST, 1956

ZUBELI E GENNARI, 1956 circa E UNIVERSAL TOYS, 1962

G.IN.PEL., 1960

BIEFFE, 1962 E NUOVA BIEFFE 1983

GRAZIOLI GIOCHI, 1963

GIO.CART., 1972

2F giochi in legno, 1981

TINA GIOCHI, 1982