GLI ANNI SESSANTA NELLA MODA DELLE BAMBOLE

Dallo scorso mese di aprile, e sino al prossimo 2 ottobre, nella Galleria del Museo Civico di Canneto sull’Oglio è allestita la mostra “Le bambole amiche”, dedicata a Susanna, Sylvie, Sheila e Simona, famose bambole che la Furga ha prodotto tra il 1965 ed il 1968. A corredo della mostra (tutte le bambole, gli abiti e gli accessori esposti provengono dalla Collezione di Grazia Conti Terziani), l’Associazione Gruppo del giocattolo storico ha pubblicato un importante volume, dove sono state raccolti contributi di vari autori su queste bambole e sul mondo che esse hanno incarnato: con loro le ragazzine giocavano come con una coetanea, si divertivano a fare le signore eleganti, con abiti alla moda, gli stessi che vedevano sui rotocalchi femminili, nelle vetrine dei negozi e che le loro madri indossavano.
Per prolungare il piacere di ammirare queste bellissime bambole e parlare di loro, domenica 25 settembre (giorno della tradizionale borsa-scambio del giocattolo, giunta alla sua 23° edizione), l’Associazione Gruppo del Giocattolo Storico ha organizzato un incontro sul tema con due amiche del Museo: Monica Scolari e Edi Scaglioni. Monica Scolari è “la collezionista” per antonomasia e, con il marito Lorenzo Cavazzoni, organizza fin dal 1994, a Cremona, una borsa-scambio del giocattolo che non conosce battute d’arresto ma che, al contrario, è cresciuta e ha saputo sempre rinnovarsi. Edi Scaglioni, sarta, artista di bambole (le sue bambole hanno vinto numerosi premi in campo internazionale) e restauratrice, è docente di modellistica e confezione all’Istituto Bonomi-Mazzolari di Mantova.
Monica ed Edi, insieme, rappresentano i due aspetti fondamentali di queste bambole: il loro guardaroba e lo sfrenato collezionismo di cui sono oggetto: Monica è dunque il cuore, Edi la mano, la sapienza fattuale. La conversazione è stata condotta da Paola Beretta, vice-presidente dell’Associazione del giocattolo, fra gli allestitori della mostra e curatori del catalogo.
Subito si è entrati nel vivo dell’argomento “collezionismo”: nessuno sa con precisione quante bambole Monica Scolari possieda, ma l’operazione più importante che essa fa su di loro è lo studio e la loro contestualizzazione, inserendole nel tessuto sociale e culturale della loro epoca… perché ogni giocattolo è figlio del momento storico e della cultura che l’ha prodotto.
E la risposta alla domanda sul perché le nostre 4 amiche sono state e continuano ad essere così speciali nella vita di tante donne (ex-bambine) italiane è molto semplice: perché hanno volti ed espressioni difficili da dimenticare, che ti catturano il cuore, perché la Furga rappresenta, nel panorama mondiale dei produttori di bambole, il meglio! Lo è stata quando la fabbrica era in attività, continua ad esserlo oggi dove le sue bambole fanno bella mostra di sé nelle vetrine dei musei, nei negozi e nei mercatini del collezionismo vintage. In effetti, l’eccellenza dei materiali, la cura delle acconciature e del trucco, la perfezione sartoriale dei loro abiti sono sempre stati la cifra stilistica della Furga, caratteristiche che ne hanno determinato il successo a lungo.
Guardando il pubblico di questi anni alle varie borse-scambio sembra di notare che fino ad ora non ci sia stato un forte ricambio generazionale e i collezionisti di bambole sono quasi tutti dai 30/35 anni in un su, talvolta molto più in su! Ora si tratta di stabilire cosa si collezionerà quando arriveranno i ragazzi nati alla fine del secolo scorso, a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90: secondo Monica Scolari la molla del collezionismo scatta dopo i 30 anni, e quando i millenials entreranno in questo mondo collezioneranno pelouche, personaggi dei cartoni animati, pupazzi manga, transformer… tutto ciò con il quale hanno giocato da piccoli. Esattamente come succede oggi.
Al di là degli aspetti ludici di queste bambole, del loro intrinseco valore e del modello di gioco che hanno rappresentato, guardandole, ammirando e toccando i loro abiti, ognuno di noi è in grado di cogliere l’estrema cura con la quale questi sono confezionati. Qui c’è una vera e propria arte sartoriale.
Edi Scaglioni – il cui lavoro consiste nel formare quelle che saranno le future modelliste – ha osservato il guardaroba di queste bambole da un punto di vista professionale: le linee degli abiti, perfette riproduzioni in miniatura della moda anni ’60, i dettagli sartoriali e di esecuzione. Dietro ogni abito è possibile leggere una vera e propria progettazione del modello, così come avviene realmente nelle sartorie o nelle aziende di moda. Già nell’abito base delle quattro amiche, quello con cui la bambola era venduta, possiamo notare al di là della linea a trapezio, il particolare del collo ad anello che, per poter rigirarsi così perfettamente, doveva essere piazzato sul tessuto in sbieco, oppure la difficoltà di inserire una tasca a pattina nella mantella doppiata… e si potrebbe continuare all’infinito, perché in ognuno di questi abiti ci sono dei dettagli sartoriali entusiasmanti. Tutto questo ci fa capire la professionalità e la competenza di chi ha saputo trasportare “nel piccolo” le linee e i tagli della moda del momento. Lavorare in piccolo si diceva: è veramente difficile, sopratutto quando si devono realizzare certe finiture e lavorare certi tipi di stoffe, il velluto, il raso, l’organza. Perché ciò che è sorprendente, in questi abiti, è anche la qualità dei tessuti usati.
Ma la cosa che conserva maggior fascino di queste bambole sono i cataloghi dove sono riprodotti i loro abiti. Anche qui Edi , ha un aggancio alla sua professione: osservando i cataloghi ci si stupisce delle descrizione degli abiti. Quello che noi con tanta difficoltà cerchiamo ancora di insegnare a scuola: la capacità di descrivere ciò che si è disegnato! Questi cataloghi potrebbero assolutamente essere usati a scopo didattico!
A proposito di nuove generazioni: queste bambole rappresentano l’essenza del Made in Italy: sono eleganti, raffinate, discrete pur nei loro modelli più audaci. Ma il senso del bello e del gusto italiano, per le nuove generazioni, è ancora un punto di riferimento identitario? Per fortuna rimane, commenta Edi Scaglioni, non in tutti ma a volte basta solo coltivarlo per farlo uscire . Ed è un piacere far loro ritrovare la manualità perduta, trasmettere e far capire loro il valore aggiunto che sanno dare ai nostri prodotti queste due semplici parole: Made in Italy …
Anche il pubblico presente in sala ha potuto portare il proprio contributo a questa discussione: Giuseppina Ziliani, per lunghi anni in sala modelli, ci ha raccontato il suo lavoro, e come veniva organizzato il reparto sartoria – il vero cuore della Furga – dove le operaie più anziane insegnavano alle più giovani l’arte della confezione, e dice “in quegli anni l’operaia che cresceva alla confezione, lì rimaneva sino al pensionamento… dalla metà degli anni ’70 questo è cambiato, il cambio del personale era continuo e pesante, e la qualità dei prodotti ne ha necessariamente risentito”. E questa testimonianza porta ad una considerazione sostanzale per capire l’essenza della Collezione del giocattolo di Canneto sull’Oglio: al di là del valore, della rarità e della bellezza dei pezzi esposti, noi possiamo contare sulla memoria degli operai, dei tecnici, degli imprenditori che hanno fatto di Canneto uno dei poli industriali del giocattoli più importanti a livello mondiale.
Per finire, abbiamo chiesto a Monica Scolari quando smetterà di collezionare bambole, e la risposta – ovvio – è stata: MAI! E ci siamo fatti promettere da Edi Scaglioni che, magari il prossimo anno, allestirà una sfilata di abiti copiati o ispirati dalla collezione delle quattro amiche.